Critico e storico dell’arte
Una ragione affettiva, da ricondurre al 1975, mi spinge a scrivere.
Nel gennaio di quell’anno infatti, Mauro esponeva nella sua prima
personale, che era anche la mostra inaugurale della neonata “Sala
d’Arte” a Cuneo, curata dall’allora altrettanto neofita sottoscritto.
Tanta è stata la strada da quei primi disegni a china, dagli sguardi
intensi in volti di guttusiana memoria: la nervosa linea grafica
giovanile ha lasciato spazio agli ormai noti lavori polimaterici
debitori del bagaglio culturale personale dell’artista (architetto e
prima ancora scenografo), ma anche collettivo italiano, come un
patrimonio genetico. Così, se è facile riconoscere un tributo alla
tradizione pittorica e architettonica classico-rinascimentale del
Bel Paese, è necessario riconoscere a Milani anche un’attenta
conoscenza dell’arte italiana del secondo Novecento. Gli squarci
di bisturi con cui seziona oggi le sue sculture con un accenno alla
quarta dimensione come un moderno cubista, negli anni Ottanta
e Novanta erano finestre aperte sul passato artistico italiano,
strizzando l’occhio a Schifano e Paolini, la cui riconoscibilità
visiva è un’àncora nel vortice informale e materico della pittura.